Suicidio occidentale by Federico Rampini

Suicidio occidentale by Federico Rampini

autore:Federico Rampini [Rampini, Federico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-03-10T12:00:00+00:00


V

Stremati dalla burocrazia: la crisi del «saper fare»

L’America, la Germania, l’Italia hanno in comune un problema sorprendente. Lo Stato ha perso la capacità di fare. Dell’Italia sappiamo. Ci fu un’epoca (la ricostruzione postbellica, il miracolo economico) in cui realizzò grandi opere, come l’Autostrada del Sole, in tempi ragionevoli; in quel periodo l’industria pubblica era un fiore all’occhiello del made in Italy. Lontano ricordo. Ora l’Italia rischia di non riuscire a spendere presto e bene qualche centinaio di miliardi di fondi europei, cruciali per sfide strategiche come la modernizzazione del fisco e della giustizia civile, la digitalizzazione e la conversione a un’economia postcarbonica. Lo Stato italiano è diventato un pachiderma che blocca e rallenta le decisioni. Più il burocrate è scadente più è invasivo, prepotente, ai limiti dei comportamenti sociopatici. L’orgia di microregolamentazioni durante la pandemia ha inflitto vessazioni esagerate, contribuendo ad alimentare un ribellismo anti-Stato. Ma per quanto la burocrazia italiana sia in fondo alle classifiche dell’efficienza tra i paesi ricchi, molti altri non stanno veramente meglio di noi. Ricordate la saga del nuovo aeroporto a Berlino? Accumulò per anni ritardi «italiani» e poi fu colpito da sconcertanti problemi tecnici all’inaugurazione. In quanto agli Stati Uniti, chi pensa che abbiano una burocrazia efficiente è rimasto fermo a un ricordo di altre epoche.

Quando si parla di suicidio dell’Occidente, Xi Jinping vede in cima ai nostri problemi proprio questo: non riusciamo più a decidere grandi piani per il futuro e a realizzarli con la velocità che sarebbe necessaria. Tutto è lento, complicato, talvolta impossibile. La sfiducia dei cittadini nelle liberaldemocrazie si spiega anche così. Un sistema politico non viene giudicato su valori astratti; la pagella quotidiana dei cittadini è legata ai risultati visibili dell’azione di governo. Questa azione, con rare eccezioni, ci delude o ci irrita. Tanto più che rispetto agli anni Sessanta lo Stato – in tutto l’Occidente – è diventato elefantiaco, spende e ci costa molto di più.

Come l’Italia o la Germania, anche l’America ha bisogno di investire nella propria modernizzazione, a cominciare dalle infrastrutture; pure Biden ha dei fondi disponibili, nel suo caso grazie a una legge varata dal Congresso, ma riuscire a spenderli presto e bene è una scommessa ardua, quasi impossibile. Agli italiani può sembrare strano veder paragonare il proprio paese agli Stati Uniti su terreni come le lungaggini dei permessi per aprire i cantieri, l’assurda complessità delle regole che sembrano scritte da sadici, gli ostacoli che rallentano o bloccano le grandi opere in nome di un ambientalismo sincero o pretestuoso, nonché la tendenza delle ditte appaltatrici a gonfiare i costi finali sforando tutti i preventivi. L’America è molto più simile all’Italia di quanto si creda, sotto questo aspetto. Per cominciare: anche qui crollano i ponti. Uno degli ultimi è venuto giù a Pittsburgh, Pennsylvania, nel gennaio 2022 proprio mentre Joe Biden era in visita per parlare di investimenti in infrastrutture. Per fortuna, una nevicata aveva limitato il traffico e ci sono stati solo dei feriti, altrimenti sarebbe stata una tragedia. In America come in Italia, passare



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